Direttiva pagamenti: Buzzetti, pronti a ricorrere alla Ue in caso di esclusione dei lavori pubblici


16 novembre 2012

Intervista a Paolo Buzzetti, Presidente Ance
«Siamo pronti al ricorso a Bruxelles»
«Noi pensiamo che il decreto legislativo sui pagamenti si applichi anche al settore dei pubblici e dell'edilizia. Se dovessimo scoprire, in sede di applicazione e di pagamento dei lavori, che così non fosse, faremmo partire subito un ricorso all'Unione europea per violazione della direttiva Ue. Non credo che un Governo come l'attuale, europeista quando si tratta di sposare la linea del pareggio di bilancio, apprezzerebbe l'apertura di una procedura di infrazione su un tema così». Il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti sceglie, per ora, l'interpretazione favorevole del decreto legislativo di recepimento della direttiva. Ma non nasconde profonda preoccupazione.
C'è molto nervosismo sul decreto pagamenti, presidente Buzzetti.
Abbiamo deciso di mantenere la calma anche se ammetto che il nervosismo delle imprese è altissimo e qualcuno era già partito in quarta per presentare ricorsi. Certo, un chiarimento del Governo o di un ministro competente, per quanto non dovuto, aiuterebbe a ridurre la tensione.
Che chiarimento si aspetta?
Un impegno, in qualunque forma. Sarebbe un atto di responsabilità perchè il settore ha cominciato a deindustrializzarsi e le imprese stanno morendo per i mancati pagamenti della pubblica amministrazione, oltre che per la mancanza di credito e per la mancanza di lavori.
Lei si aspetta un'interpretazione restrittiva della Ragioneria generale quando dovrete passare all'incasso nei tempi previsti dal decreto?
Ho polemizzato per primo, nel dibattito pubblico, ormai alcuni mesi fa, su un certo strapotere dei tecnici del ministero dell'Economia e della Ragioneria che si sostituiscono alla politica nelle scelte di politica economica. Ma oggi è anche la politica economica del premier Monti che non ci sembra rispondente alle necessità del Paese perchè vedo un accanimento eccessivo sul tema del pareggio di bilancio che sta uccidendo la nostra economia e le nostre imprese. Sul tema specifico dei pagamenti preferisco attenermi, per ora, alle rassicurazioni che riceviamo da Bruxelles: non possiamo essere esclusi da quella direttiva. Punto e basta.
Vi aspettate realisticamente che da un giorno all'altro la pa cominci a pagare a 30 o a 60 giorni?
Nessuno si lamenterebbe se i pagamenti arrivassero in 90 giorni o anche 120. La questione principale è la certezza dei pagamenti e una ragionevolezza di tempi. È evidente che pagare in
60 o 90 giorni significa riprogrammare radicalmente l'attuale sistema.
Sui debiti pregressi la partita è ancora in corso?
Oggi su questo punto mi limito a dire che è importante che la pubblica amministrazione sappia
e riconosca che il debito pregresso è debito.
Quali altre scelte di politica economica in questo momento creano tensione nel vostro settore?
Basti pensare alla responsabilità solidale, una vergogna. Mi auguro che il Parlamento elimini quella norma che chiede all'impresa di verificare se il fornitore ha pagato l'Iva.
Ci sono altre priorità nel dibattito di oggi di politica economica?
Serve subito il piano Clini sul dissesto idrogeologico, sarebbe una buona cosa se entrasse nella legge di stabilità. Ma occorre allentare il Patto di stabilità per realizzare quei lavori. Sul piano idrogeologico, poi, vorrei sapere dove sono finiti i due miliardi che gli aveva destinato il Cipe. Spariti, come il Fas.