Salutiamo un uomo libero, costruttore di bellezza e messaggero di modernità


05 dicembre 2016

Claudio De Albertis era tornato alla presidenza dell'Ance dopo 10 anni dalla fine del primo mandato. Ma questo non era stato per l'Associazione un ritorno al passato, anzi, al contrario, una rinnovata apertura al futuro. Parole come ''passato'', ''conservazione'', rifiuto del cambiamento, infatti, non facevano parte del dna di De Albertis.
E lo confermano i tanti commenti che giungono, all'indomani della sua prematura scomparsa, dal mondo della cultura, dell'impresa e della politica.
Descrivere in poche righe l'uomo Claudio De Albertis, con il suo eclettismo, la sua curiosità, le sue passioni, la sua grande umanità, le sue tante competenze professionali e aperture culturali è un'impresa impossibile.
Quello che certamente si può fare è ricordare il ruolo che ha avuto per l'Ance e il progetto e la visione che hanno guidato la sua scelta di tornare alla Presidenza dell'Associazione.
Un progetto e una visione che avevano al centro il futuro del settore delle costruzioni.
Settore impantanato in una crisi epocale che richiedeva, per poter ripartire, la capacità e la forza di abbandonare schemi vecchi e non più percorribili.
Restituire centralità al ruolo dell'impresa nel processo produttivo, abbracciare l'innovazione e le nuove regole che essa impone nei modi di fare impresa, fare della qualità e della bellezza i veri obiettivi di chi costruisce.
Queste le idee forza che hanno guidato l'azione di De Albertis nei 17 mesi del suo ultimo mandato.
Un tempo breve ma che è stato sufficiente a dare inizio alla rinascita di un settore che vuole e deve crescere e operare per il bello e l'utile di questo paese.
Obiettivo sul quale il Presidente De Albertis e la sua squadra di vice presidenti hanno ottenuto il pieno consenso non solo del sistema associativo ma anche della struttura dell'Associazione che, di fronte ai sacrifici richiesti per far fronte alla grave crisi, non ha esitato a schierarsi al fianco del proprio Presidente.
Una fiducia e un affetto ai quali lui ha risposto dedicando tutte le sue energie all'impegno per l'associazione. E lavorando fino all'ultimo, senza risparmiarsi e senza nascondersi anche quando era ormai fortemente segnato dalla malattia.
Ora che se ne è andato resta in tutti noi un vuoto incolmabile.
Ma ci resta anche il grande patrimonio di pensieri, progetti e idee che lui ha indicato nel corso di tutta la sua vita come la strada maestra da seguire per la rinascita del settore.
Un patrimonio che sarà compito di tutti noi conservare e accrescere. Non solo e non tanto per rendere onore alla sua memoria, ma soprattutto per fare del settore delle costruzioni quell'industria moderna e responsabile per cui lui ha sempre combattuto.